Il contesto culturale sociale di tutte le epoche ha da sempre influenzato l’evoluzione dell’abito femminile il quale ha fatto un viaggio tramite dipinti, fotografia e manifesti pubblicitari a partire dal Rinascimento fino ad oggi.
Il sociologo e storico francese George Vicarello scrisse all’interno dei suoi saggi proprio delle parole dedicate all’abito femminile, un lavoro in cui non parla di abito augurato alla moda ma di sintomo di cambiamento della sensibilità culturale.
Infatti è proprio tramite la storia dell’abito femminile che è possibile ripercorrere l’evoluzione del ruolo della donna all’interno della società.
La minigonna, un pezzo di stoffa che si è trasformato in un fenomeno
Insomma, è facile capire che nella società l’abito femminile ricopre un ruolo molto importante. Durante il periodo del Rinascimento, i vestiti da donna sono molto scomodi e rigidi al punto da rendere difficile ogni movimento. In quell’epoca, la donna era messa su un piedistallo e le era stato affidato un ruolo decorativo in cui si simboleggiava potere e prestigio proprio dell’uomo.
Un abbigliamento che non lascia intravedere nulla se non le mani. Soltanto nel settecento gli abiti iniziarono ad alleggerirsi attraverso la rivoluzione francese, anche se la vera conquista di emancipazione e indipendenza arriva dopo molto tempo. Durante la fine del 1800 sia dà inizio ad una democratizzazione di moda e degli abiti femminili.
Nel momento in cui la donna entra nel mondo lavorativo, un qualcosa che avvenne nel ‘900, gli abiti iniziarono ad accorciarsi e si iniziò a valorizzare la silhouette. Nel 1963 vi fu la vera e propria rivoluzione con l’invenzione della minigonna. Un capo di abbigliamento icona di ribellione, il vero e proprio simbolo dell’emancipazione femminile.
“E’ stata la strada a inventare la minigonna“, queste le parole di Mary Quant. Infatti è proprio la moda ad essere lo specchio del cambiamento della società in quanto in quel periodo l’emancipazione femminile riuscì a dettare un gran numero di regole anche all’interno della moda.
L’abito femminile visto come espressione di conquista e libertà
Attraverso una minigonna, e per molti anni, si andò a verificare un fenomeno che ha influenzato l’intera generazione. La minigonna, capo d’abbigliamento di adesso non è soltanto utilizzato da ragazze magre, anche se all’epoca imponeva la presenza di gambe lunghe e magre. Purtroppo è diventato così simbolo di magrezza andando a generare nelle adolescenti il dubbio sul loro corpo e sulle loro forme.
Non molto tempo fa, ossia nel 2015, tale capo di abbigliamento è tornato di moda con un significato di libertà. All’epoca il tunisino Ben Othman chiese alle sue concittadine di indossare la minigonna come simbolo di solidarietà verso le donne oppresse dopo episodi di discriminazioni verso una giovane algerina che non poteva sostenere un esame poiché aveva scelto di indossare una gonna eccessivamente corta.
Insomma, l’evoluzione dell’abito femminile va a rispecchiare la parte più profonda delle emancipazione femminile.